La Via prosegue senza fine
Lungi dall'uscio dal quale parte.
Ora la Via è fuggita avanti,
Devo inseguirla ad ogni costo
Rincorrendola con piedi alati
Sin all'incrocio con una più larga
Dove si uniscono piste e sentieri.
E poi dove andrò? Nessuno lo sa.

J.R.R. Tolkien - La Compagnia dell'Anello

venerdì 1 agosto 2025

Chiusetta



Son tornata da sola, anzi non proprio sola, con la fedele Babette al mio fianco, sui sentieri del Margua. Questa volta non per il desiderio in sé di percorrere strade, quanto per assolvere ad un voto che ho fatto a me stessa da tempo: ridipingere i fiori sulla croce della Chiusetta. Per me è una immersione totale in un angolo di natura che un poco mi appartiene, per lunga storia di frequentazione esperienze e vita.  Ma non è una appartenenza corrisposta : credo che a quel boschetto di pino mugo, a quelle rocce strapiombanti, a quei buchi che occhieggiano nelle pareti, a quei mille tipi di fiori, a tutte quelle mosche ronzanti e farfalle sfarfallanti, alle marmotte fischianti, alla nebbia incastrata tra gli abeti, ai gracchi gracchianti, agli steli d’erba della piana, alle pietraie che sembrano ruscelli di sassi, proprio non interessi un bel niente di me. E forse sta proprio qui la cosa bella: trovare pezzetti di sé all’interno di quell’indifferenza. Perché io da anni faccio lo sciroppo con quelle pigne che hanno quel profumo di quella montagna lì e di nessun’altra. Perché la sera mi faccio la tisana con i capolini essiccati della sua achillea, perché durante l’inverno cittadino a volte ripercorro con la mente il sentiero di  cui ricordo ogni singola svolta ed è come esserci senza esserci. Perché posso ricordare quando lo facevo a 20 anni con zaino pesante e vita ancora leggera, e strati di ricordi che si sono sedimentati lì in quel luogo uno dietro l’altro. Perché lo immagino quando nessuno lo percorre se non il vento, o la tormenta di neve, o la pioggia scrosciante, o nel buio di una notte stellata o alla luce dell’alba o al crepuscolo. 
E la triste storia che ha portato il nome Chiusetta su tutti i giornali la posso raccontare perché l’ho ascoltata dalla bocca di chi è sopravvissuto. Da chi aspettava un ritorno che non c’è stato. Perché ho percorso anche io quella grotta. La croce custodisce nove anime, nove vite spezzate dal troppo amore per quelle montagne. Un monito per chi è rimasto. Un invito a continuare ad amarle. Sono salita veloce, quasi di corsa e ho ridipinto i loro fiori, che la montagna e il tempo stavano sbiadendo. Ho raccolto le pigne di pino mugo. In silenzio, in segreto. Ho raccolto l’achillea. Ho scattato alcune foto. E son tornata a casa, questa volta lentamente, fermandomi ad assaporare i silenzi rotti solo dal frinire dei grilli, dal richiamo di un capriolo maschio laggiù nel bosco, o dal frusciare delle fronde. Sono tornata con un altro piccolo pezzo di me nello zaino e l’ho sistemato per bene al suo posto. Un piccolo pezzo del puzzle. 








 

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