Nasce dalle pendici del Monte Saccarello, la cima più alta delle Alpi Liguri e la valle dove scorre è ancora oggi una delle più selvagge ed “intatte”della zona: il Tanarello. La sua salvezza è che la strada che lo costeggia non è mai stata asfaltata: per raggiungerne gli angoli più nascosti è necessario camminare, camminare, camminare. Una valle verdazzurra, dove le faggete dialogano con abetine e lariceti, dominata da bastioni rocciosi calcarei che nascondono reconditi segreti sotterranei, vivificata e resa magica dal corso sinuoso del torrente che crea cascate, laghi, anse e gole. Una valle la cui storia intreccia racconti di transumanze e semplice vita agreste ormai dimenticata, a tradizioni che fanno fatica a resistere all’implacabile passare del tempo. Non vi si trova alcun insediamento umano, a parte alcune malghe per l’alpeggio estivo sul versante settentrionale della vallata, ormai abbandonate da quasi un secolo e pressoché totalmente diroccate. Alcune pareti che pionieri dell’arrampicata hanno attrezzato, con gradi di difficoltà piuttosto elevati, una grotta che si fece conoscere per il ritrovamento di resti appartenenti all’orso delle caverne preistorico, sentieri di collegamento con il “resto del mondo” che risultano difficili da percorrere se non li si conosce perfettamente: appannaggio di chi quei luoghi li frequenta da generazioni e forse con un po’ di giusta gelosia li vuole preservare dal turismo di massa che sempre di più sta invadendo gli spazi naturali.
Nelle calde e afose giornate d’agosto fare il bagno nel Tanarello è una delle esperienze più gradevoli che si possano immaginare. Se la portata d’acqua non è eccessiva, con un buon paio di scarpe adatte agli sport acquatici in outdoor si può percorrere il greto del torrente fino alla confluenza con il Negrone (non fate come me che, come al solito, le ho scordate, e l’ho percorsa scalza, sperimentando una immersione totalizzante ma un po’ troppo faticosa). L’unione dei due corsi d’acqua alpini, proprio lì, dà origine al fiume Tanaro. Nelle giornate fresche del primo autunno i boschi possono regalare tra i panorami più suggestivi delle Alpi Liguri. I larici si accendono di un rosso vivo, assieme agli aceri di monte, e spiccano tra il verde degli abeti. I raggi del sole sono timidi e inclinati e non giungono mai a sfiorare le acque del torrente, regalando visioni da regno di fiaba. La valle è il rifugio e zona di passaggio di un branco di lupi che nelle brevi giornate invernali si può avere la fortuna di udire ululare. Nulla da invidiare a certi paesaggi nord americani, sebbene il tutto racchiuso in scala molto ridotta.






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